I want to feel the pain and the bitter taste of the blood on my lips, again

Evento n°1 - Gilgamesh e Violate

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    1° evento
    Tramonta il sole su una giornata soleggiata e non troppo fredda per le terre d'Islanda, nonostante sia inverno. Reykjavík, cuore nevralgico della Guerra per il Sacro Graal è insolitamente silenziosa, segno forse della quiete prima della tempesta. Anche la popolazione civile sembra essersi rintanata all'interno delle abitazioni, complice forse il vento gelido che si è alzato con il favore della notte. Tutto è pronto per la battaglia.

    Ambientazione:
    fiume Ölfusá
    La capitale islandese non è l'unico luogo soggetto ai capricci della coppa magica: tutta l'isola lo è. Per questo nemmeno la cittadina di Selfoss - 60km dalla capitale - può dirsi al sicuro questa notte: lì dove il fiume Ölfusá abbandona il centro abitato per continuare la sua corsa verso l'oceano, due anime eroiche avvezze alla battaglia hanno percepito l'una la presenza dell'altra, quando ancora si trovavano in mezzo alla natura. La foce del fiume è più lontana di quanto non lo sia il centro abitato e nascondersi, lì nella spianata lussureggiante avvolta dalle ombre, è praticamente impossibile. Solo la luna e le stelle illumineranno questo incontro che, forse, vedrà scorrere del sangue.
    -7°
    Meteo

    00:10 a.m.
    01.02.2021
    Umidità 70%
    Sereno
    Off GdR
    - Turnazione libera: dimmi tu se preferisci iniziare per prima o far fare a me.
    - Al momento i Servant si trovano fuori dal centro abitato più vicino (Selfoss): libera scelta su come giustificare la loro presenza lì.
    - Prima dell'inizio della QUEST sono stati estratti a sorte i BONUS/MALUS da assegnaread ogni pg: per richiedere di scoprire (e quindi utilizzare) il tuo ti basterà fare richiesta sotto Spoiler. !!!Attenzione!!! una volta scoperto il Bonus/Malus sarai costretta ad utilizzarlo.
    - Siccome io conosco il mio BONUS/MALUS (Avendo fatto le estrazioni) sarai tu a decidere se farmelo usare e, nel caso, quando: io non avrò voce in capitolo.
    - Se desiderassi utilizzare altri elementi aleatori in corso di role, potrai chiedere l'estrazione di altri BONUS/MALUS, ma solo dopo aver usato quello che ti è stato assegnato dalla sorte.
    - Per qualunque dubbio o perplessità, resto a disposizione!
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    Gilgameš
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    È ora di cominciare. Gilgameš non è ancora riuscito a trovare un Master che lo soddisfacesse, ma questa non è una giustificazione valida affinché si ritragga dallo scontro. Quella notte scorrerà del sangue, il Re degli Eroi ne è persuaso. Quella notte in molti periranno e Gilgameš non rimarrà in disparte a guardare. L’ha già fatto a sufficienza: adesso è giunto il momento di scendere in campo e occupare il suo posto sulla scacchiera. Non gli importa di non avere un Master: in ogni caso non ci sono Servant meritevoli di tutta la sua energia e non avrà bisogno di caricarsi al termine dello scontro. Gli basterà un semplice cenno del braccio, gli basterà utilizzare una qualsiasi arma appartenente al Gate of Babylon -senza nemmeno scomodare Ea- per trionfare e cominciare a mettere le cose in chiaro. Gilgameš è stanco di osservare e di soppesare gli avversari. Ha assaporato le energie magiche degli altri Servant e ha capito che nessuna ha un’impronta che possa anche solo avvicinarsi alla sua. Basta. È giunto il momento di instillare nei partecipanti alla Guerra del Graal il terrore del Re di Uruk. In verità tutti dovrebbero già conoscere il suo nome, ma Gilgameš è consapevole di quanto superficiale sia questa epoca e di quanto la sua memoria sia andata perduta. Ormai Gilgameš si è fuso con innumerevoli miti e leggende e il suo nome non evoca il ricordo delle gesta compiute in Babilonia. Per questo li rieducherò tutti quanti. Gilgameš sa che sarebbe preferibile non comunicare la propria reale identità per non dare all’avversario modo di individuare debolezze e fianchi scoperti, ma Gilgameš non ha debolezze, né fianchi scoperti. Non ha alcuna remora nel dichiararsi apertamente come Sovrano di Babilonia, Re degli Eroi, invincibile Anima Eroica che avrebbe trionfato nel più importante conflitto inscenato dal Graal. Che tutti imparino per tempo a temere la sua identità e a sussurrare il suo nome, come se temessero che pronunciarlo a alta voce potesse evocarlo e materializzarlo tra loro.
    Si lascia guidare dall’istinto, Gilgameš, in quella notte del primo giorno di Febbraio. Privo di Master, è stato libero di vagare per l’Islanda e di studiare il territorio e di conoscerlo in maniera più approfondita di quanto concesso a un Servant che avesse subito stipulato il contratto con un Master. Libero da qualsivoglia legame, Gilgameš non è nemmeno sottoposto al giogo delle Magie di Comando che potrebbero contrastare con la sua strategia per lo scontro che, sa, si svolgerà a breve. Tutto sommato, quindi, Gilgameš conta più pro che contro a presentarsi senza un compagno con cui combattere. Sì, non avrà una sacca di scorta di energia, ma non gli servirà; di contro, invece, potrà gestirsi a proprio piacimento e senza sottostare a spiacevoli ordini.
    Segue l’istinto che lo conduce lungo un fiume. Le sponde sono ghiacciate, ma le temperature rigide dell’Islanda non riescono a fermare l’energia travolgente dello scorrere dell’acqua. Gilgameš indossa la sfavillante armatura dorata: non è necessario, adesso, camuffarsi. Non c’è nessuno nel raggio di chilometri e data l’ora, il Re degli Eroi dubita anche che vi siano escursionisti lungo il fiume. Scintilla, illuminata dalla luna e dalle stelle, l’armatura oro del Sovrano di Babilonia e sferraglia a ogni passo. Ogni tintinnio è un monito: state attenti, o’ stolti. Gilgameš è qui e voi non riuscirete a salvarvi dalle sue frecce. La mano guantata dell’Archer non impugna alcun’arma, tuttavia egli sarebbe in grado di evocare arco, frecce, una qualsiasi spada, in meno di un battito di ciglia e altrettanto rapidamente saprebbe sferrare il colpo mortale. Disarmato, sì, ma protetto dall’esoscheletro metallico, Gilgameš è vigile e all’erta. Coglie ogni segno della presenza di un avversario. Percepisce energia magica, forte, lo riconosce. Non tanto quanto la sua, ma nessuno eguaglia la sua impronta energica. Coglie la presenza di un altro Servant -è certo non si tratti di un Master-, Gilgameš, e è pronto a riceverlo. Chiunque si tratti: Caster o Berserker, Assassin o Saber, al Re di Babilonia non importa. Per quanto sulla carta vi siano delle classi che presentano un vantaggio sulla sua, Gilgameš non teme nessuno.
    Socchiude gli occhi e isola un suono. Estrarlo dal rombo della corrente è difficile, ma non per Archer che è abituato a identificare i rumori degli amici. Sogghigna, snudando parte della dentatura. Il canino luccica, un lampo solo, perché poi il Re di Uruk prende la parola.
    -Mostrati, se hai coraggio. O ho a che fare con un Assassin che spera di cogliermi in fallo sfruttando l’oscurità?- sbeffeggia sollevando in mento in impeto d’orgoglio. Ha le mani lungo i fianchi. Le dita della destra si muovono, lentamente, come dita di un pianista sulla tastiera. Non appena coglierà un ulteriore segno della presenza del suo avversario, deciderà quale arma sfoggiare. Non crede gliene serviranno più di una, quindi la scelta sarà fondamentale per concludere lo scontro nel più breve tempo possibile.
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    Sì, Gil è sul piede di guerra stanotte lol Spero vada bene e di non aver travisato le indicazioni
     
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    Nono, tutto perfettoH! ** Se qui invece qualcosa non va, basta un fischio u.u

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    Violate di Behemoth
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    L'insano seme della follia è qualcosa che, una volta piantato, non può far altro che crescere, svilupparsi, germogliare. Esso è qualcosa che nemmeno la morte può sopire, specialmente quando si rivela nient'altro che un passaggio transitorio. Violate sa bene quanto la morte sia solo un'illusione destinata a tornare ad essere vita: è uno Specter di Ade e per molti secoli, durante le guerre sacre, i guerrieri del dio come lei erano risorti combattimento dopo combattimento, sino a quando i Cavalieri di Atena non erano riusciti a trovare un modo per imprigionare le loro anime definitivamente. Dunque, per lei, quella rinascita non è qualcosa di insolito o con cui imparare a convivere: per la Stella della Solitudine celeste non è niente di nuovo. Lei, del resto, è sempre la stessa. Il Graal le ha ridato ciò che da sempre è stato suo: la sete di sangue e di battaglia. Può averla privata del suo controllo sulle ombre, aver soffocato e imbrigliato in parte il vento che la animava, ma non è riuscito a soggiogare la sua essenza. Violate di Behemoth è sempre la stessa, folle guerriera ricolma di violenza e desiderio di battaglia, incapace di fermarsi, pronta ad avanzare ancora e ancora. Un Berserker mancato, potrebbero definirla così, poichè si nutre di quella follia che ne alimenta le carni e l'anima; e presenta una forza di poco inferiore a quei guerrieri. Eppure, mantiene sul fondo della sua mente una razionalità nuda e cruda, che tramuta la violenza in sadico piacere di veder scorrere il sangue. Non è solo impulso o istinto, come potrebbe erroneamente apparire. Apprezza quella violenza, quella vita di morte e non ne ha mai desiderata un'altra. Accanto ad Eaco aveva tutto ciò che le serviva e ora, tornata a nuova vita, combatte in attesa che il suo generale risorga per affiancarla di nuovo. Vinto il Graal, con il suo generale accanto, Violate tornerà a divorare il mondo, riducendolo ad un ammasso fumante privo di vita. Sì, quello il piano, l'idea che la anima e l'ha spinta a non rimanere isolata sul vulcano Eldfell ma a vagare per l'Islanda alla ricerca di un Master. Esigente, sprezzante trovare quanto richiesto per lei non è stato facile: non si è mai piegata ad un dio, perchè mai avrebbe dovuto assecondare la volontà di un comune mortale? Eppure qualcuno in grado di ubriacarsi col seme della follia, l'ha trovato ed è lui che la affiancherà in questa guerra. Ma non quella notte. Durante il giorno, rintanata sul suo vulcano in attesa di elevare sé stessa, chiusa nella profonda meditazione che le dà la possibilità di recuperare ciò che ha perso, ha avvertito in maniera chiara e limpida l'inizio della Guerra, come una scarica elettrica che le ha sconquassato tutto il corpo. Inevitabile dunque che si sia mossa per rientrare in città, lì dove gli scontri più cruenti avranno luogo e dove il suo Master si trova. Tuttavia, nonostante la sua natura di Rider, non è arrivata prima del tramontar del sole e, a metà strada, nell'avvertire una presenza, ha preferito fare una deviazione. Impossibile, del resto, ignorare un simile richiamo. E il suo Master, del resto, non le ha dato indicazioni, non le ha chiesto di rimanergli accanto o di affrettarsi. Non che a Violate importi qualcosa di quegli eventuali ordini, in ogni caso. Del resto, l'uomo che l'ha scelta come Servant è un individuo particolare e la donna non gli obbidirà mai in maniera cieca e assoluta se lui non sarà in grado di premere i giusti tasti e offrirle le giuste motivazioni. Spirito libero incapace di piegarsi, ci vorrà qualcosa di più di qualche bella parola per convincerla. Del resto lei è la donna che nella morte è riuscita a resistere alla volontà di Ade, rifiutandosi di essere mero burattino nelle mani di qualcun altro. Sa che le magie di comando sono incantesimi potenti - e la sfortuna vuole che il suo Master ne possieda ben quattro - ma non è certa possano davvero piegare la sua volontà. Sprezzante ed orgogliosa, è convinta che in caso di necessità riuscirà ad annullare qualsivoglia imposizione per imporre, al contrario, la sua autodeterminazione. "Sarà una bella sfida, in tal caso" si ritrova a pensare mentre si muove per una delle numerose vallate naturali che caratterizzano il territorio pianeggiante dell'Islanda. Si è lasciata alle spalle l'oceano per risalire lungo il corso di un fiume, abbandonando la natura per avvicinarsi ai nuclei abitati. Ne ha superato uno di modeste dimensioni già da un pò e quello successivo non è altro che un minuscolo puntino luminoso nell'oscurità, all'orizzonte. Ben le si addice, il buio della notte, rischiarato solo da luna e stelle: la sua armatura, la Surplice che l'ha accompagnata in numerose battaglie e che copre buona parte dei tatuaggi che il Graal le ha donato per cammuffare la sua reale identità - erano cicatrici una volta, che deturpavano il suo corpo - è nera proprio come l'oscurità, perfetta per passare inosservata. Corre, Rider, come ha sempre fatto, a suo agio in quelle ombre che un tempo erano sotto il suo controllo. Ed ecco che la luna, ben prima che raggiunga il successivo centro abitato, le mostra il suo avversario, fermo dall'altro lato del fiume, vestito di una scintillante armatura d'oro. Sogghigna, Violate, un sogghigno che deturpa i bei lineamenti del suo nuovo volto. L'oro, a quanto pare, è una costante. Che sia proprio Regulus del Leone il suo scintillante avversario? La strafottenza nel tono, del resto, è la medesima del moccioso che l'ha uccisa. "Un cavaliere dunque sarà il primo a cadere" si annuncià così, sfrontata, fermandosi sulla riva opposta del fiume, in corrispondenza del suo avversario, la schiena leggermente piegata in avanti, ferma sulle punte dei piedi e con le gambe piegate, pronta a scattare: la velocità, del resto, è ciò che caratterizza i Rider e lei non intende farsi cogliere impreparata. L'epiteto con cui si è rivolta all'avversario non è scelto a caso: egli non solo indossa i colori dei cavalieri di atena, ma l'energia magica che emana è notevole. E lui non ha di certo l'aspetto di un Caster. Lei, del resto, non si annuncia: basterà l'inizio dello scontro e la velocità con cui si muoverà a svelare la sua classe. Non dubita della vittoria, Violate: è certa che egli cadrà, come sono caduti tutti, sotto i suoi colpi.
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    Sono troppotroppotroppo entusiasta all'idea di muovere Gil in un combattimento, non hai idea! Mi scuso perché lui è antipatico come pochi ç.ç Violate, l'Adam e il Belial che vivono in me ti adorano, sappilo <3


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    Curioso di scoprire chi apparirà, Gilgameš attende. Non è abituato all’attesa e alla pazienza. Il Re degli Eroi ha sempre preteso tutto e subito. Rimanere in una situazione statica e trovarsi in balia di un altro individuo lo ha sempre innervosito portandolo anche a cambiare le carte in tavola pur di dettare lui i tempi e non doversi adattare ai ritmi indicati da altre persone. In questa occasione, però, il sovrano di Uruk decide di sforzarsi e rimanere in attesa. Spera anche che tale sacrificio venga ricompensato con uno sfidante… Sarebbe troppo sperare che sia degno di lui? Gilgameš sa bene che pochi sono gli individui che possono vantare un tale privilegio. Quante probabilità ci siano che il Graal abbia selezionato dei Servant soddisfacenti? Il Re dei Re dubita che riuscirà a divertirsi, ma non vuole peccare di pessimismo e si lascia un flebile barlume di speranza. Lui, che non ha mai affidato alcunché alla speranza e che si è sempre preso ciò che desidera, che ha trasformato ogni ambizione e ogni sogno in certezza, ora si concede di auspicare in uno scontro soddisfacente. Si chiede, Gilgameš, contro quale classe dovrà scontrarsi. Ritiene che la scarica magica che ha percepito appartenga a un Servant piuttosto che a un Master e non crede possibile di essere caduto in errore. Sa riconoscere queste impronte, anche se non rammenta chi è stato nelle Guerre precedenti. Sono risposte possedute dall’istinto e che non lasciano spazio a dubbi o indugi. È una cosa che si sa, che Gilgameš, quanto meno, sa, come sa che il sole sorge a Est e tramonta a Ovest. Incontrerà un Servant e chi sarà? Un Saber? Sarebbe divertente scontrarsi con la classe che, sulla carta, ha tutti i vantaggi. Lo diverte perché lui, pur essendo un Archer, possiede una spada come Arma Nobile. Più che spada, in realtà Ea è l’arma primordiale, è la Prima spada. È stata forgiata prima ancora che il concetto di spada si facesse largo tra gli uomini e, anzi, è più vecchia di tutti gli uomini. Enuma Elish ha creato il mondo dividendo il senza forma in cielo e terra. Ha preso il brodo primordiale e lo ha trasformato in Mesopotamia. Accomunarla a altre spade significa sminuirla e ecco perché Gilgameš non è un Saber. Tuttavia Ea è una spada e di conseguenza è divertito, il Re degli Eroi, dall’eventualità di dare inizio a un duello di scherma. Potrebbe incontrare un altro Archer -Gilgameš non sa a quanti altri esponenti della sua classe sia concesso di prendere parte a questa battaglia. Solitamente un solo guerriero per classe viene evocato nel corso di un’unica Guerra, ma questo conflitto è diverso da tutti i precedenti. La scarica magica è maggiore, il Graal è più forte e con ogni eventualità Gilgameš non è il solo Archer evocato-. In questo caso, il sovrano di Babilonia non teme il confronto e non ha alcuna paura di misurarsi con altri arcieri, anche perché egli non è un Archer nel senso più letterale del termine. Nel suo Gate of Babylon ha degli archi, sì, ma non sono le uniche armi a sua disposizione. Forse si scontrerà con un Rider? Questa eventualità è quella che lo intriga e lo solletica maggiormente. Un Rider ha diverse abilità che lo rendono interessante e che rendono interessante un ipotetico scontro. Caster, Assassin e Berserker sono la stessa cosa, per Gilgameš. Conosce bene la classe Caster -con Merlino, che si può definire suo amico ha trascorso innumerevoli ore nel Limbo e Merlino può essere definito il Caster per eccellenza- e non è preoccupato dalla magia insita in tale classe. Reputa Assassin poco più di moscerini, mentre Berserker sono soltanto tori scatenati, forse impegnativi in un singolo scontro, ma di scarsa rilevanza per il piano ultimo. In sostanza, qualora il suo sfidante occupasse una di queste tre classi, Gilgameš non solo ne sarebbe profondamente deluso, ma anche infastidito e avrebbe interesse solo a concludere il duello nel più breve tempo possibile.
    Mentre è perso in queste rapide riflessioni che si sono susseguite come lampi nella sua mente pronta al ragionamento e alla strategia, ecco che l’avversario si mostra. Con gli occhi azzurri, talmente chiari da rivelare i capillari dietro le iridi e dare l’impressione che tali iridi siano screziate di rosso, abbraccia l’intera figura del Servant. Della Servant. Non può fare a meno di notare il poetico contrasto tra l’armatura dorata e brillante che ammanta il suo corpo e quella nera come la notte che fa da sfondo a quest’incontro che avvolge il corpo dell’avversaria. Se Gilgameš fosse impressionabile, sarebbe compiaciuto da tale coincidenza. In realtà il suo sguardo esperto studia l’armatura avversaria e cerca di individuarne già i punti deboli per sferrare un attacco mirato. Pericoloso sulle lunghe distanze, un solo colpo sferrato correttamente anche con il fiume a separarli potrebbe garantirgli la vittoria.
    -Cavaliere- ripete secco e infastidito. Suppone che la Servant abbia fatto riferimento alla sua classe -perché è evidente, da come si è posto il sovrano di Babilonia, che, a meno di inganni e giochi d’identità, appartenga a una delle tre classi di cavalieri-, tuttavia reputa un affronto essere appellato solo come cavaliere. -Io sono il Re degli Eroi. Rivolgiti a Me come si confà a un sovrano.- Ha le braccia incrociate e ora allunga il destro a indicare la Servant con un indice accusatore -Colorarti come le tenebre non ti aiuterà a nasconderti dai Miei occhi. Morirai stanotte.-
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    Violate è lieta di aver riscosso cotanto successo XD E non preoccuparti cara: anche lei non è il massimo della simpatia! XD


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    Il contrasto eterno trova vita anche in quello scontro: l'oro scintillante da un lato e il nero della notte dall'altro. Luce ed ombra, inesistenti l'una senza l'altra. Chiunque sia il suo avversario, probabilmente è destino che sia il primo a finire sul suo cammino. Chi altro sarebbe potuto essere, se non qualcuno che richiami i suoi ancestrali nemici? Violate freme alla sola idea di scendere in campo a combattere: ha aspettato, ancora e ancora, nel Limbo. Quanto durano quelle soste nel luogo fuori dallo spazio e dal tempo? L'eternità ha un'unità di misura? Perchè le sembra di aver aspettato per anni ma nemmeno per un secondo. Eppure non aspetta altro, non vuole altro, solo veder scorrere il sangue, affondare gli artigli nel collo dell'avversario, lì dove l'armatura lascia la carne scoperta. Lacerargli la giugulare a morsi e lasciarlo a terra. Colpirlo ancora e ancora sino a non lasciare nient'altro che un ammasso di carne e un'armatura accartocciata. Sente l'adrenalina pulsarle nelle vene, ma forse è solamente l'energia magica del suo Master che la tiene ancorata alla realtà, che come vento alimenta la fiamma brutale. Si è fermata a guardarlo, nonostante forse sarebbe stato più saggio tentare un attacco diretto, senza dargli il tempo di individuarla ma Violate ritiene di non aver bisogno dell'effetto sorpresa. Ne ha fatto sfoggio in un'altra vita, quando le ombre rispondevano al suo comando, perchè l'onore non è prerogativa degli Specter di Ade, m non lo ritiene fondamentale per vincere. No, la sua abilità sul campo di battaglia non rende necessari simili sotterfugi, più affini agli assassini: lo spirito del Behemoth, Stella della Solitudine Celeste, ha combattuto innumerevoli battaglie, reincarnandosi ancora e ancora. Violate è stata solo una delle tante prescelte sulla via degli eterni scontri tra Atena e Ade. Dunque anche quel ritorno alle spoglie, seppur diverso dai precedenti - non è solo lo Specter ad essere tornato; anzi, è più la donna ad essere tornata, con l'eco della possessione del cavaliere che le macchia la memoria e le abilità - non le è così insolito. Abituata a quel genere di realtà, a quelle reincarnazioni senza fine, ha accolto la chiamata del Graal con semplicità. Che differenza fa se è una coppa a chiamarla o il dio dei morti? Fintanto che potrà combattere, lei risponderà alla chiamata. Anche se oggi, c'è qualcosa di diverso in lei: la volontà di rompere il cerchio e scivolare fuori dalla condanna che affligge da sempre le anime legate alle battaglie divine e, a quanto pare, anche altri spiriti eroici. Vuole una nuova vita, che sia 'ultima e definitiva. Quella che chiuderà del tutto i suoi occhi dopo un'esistenza piena. Per arrivarci deve vincere e l'arrogante Servant con l'armatura scintillante è solo il primo ostacolo da superare. Ma niente potrà fermarla. Non lui, non la volontà del suo Master, non una stupida coppa o l'assenza di parte dei suoi poteri. E se morire sarà la sua sorte, se non potrà toccare il cielo, allora morirà trascinando tutti con sé nell'abisso da cui proviene.
    Lo studia dalla sua posizione, noncurante dell'oscurità, per cogliere ogni dettaglio: è in armatura, ma all'apparenza non è armato. Insolito per la classe dei cavalieri, ma è anche vero che potrebbe far apparire la sua arma da un momento all'altro. "O potrebbe non averne una" aggiunge, ripensando proprio ai Cavalieri di Atena, che bruciavano il loro Cosmo per colpire anzichè sfruttare armi. Se davvero quell'uomo era uno di loro, non avrebbe avuto bisogno di armi vere e proprie. Poco importava in ogni caso: probabilmente avrebbe sfoderato la sua, qualunque essa fosse, nel momento in cui lei si fosse mossa per attaccare. E soppesa ogni parola, Violate, nella quiete della sua mente: non è un Berserker, anche se in vita in molti l'hanno considerata tale. Sì, tra le fila di Eaco costituiva l'avanguardia, il brutale guerriero da sfondamento, ma era anche il braccio destro del Generale, la sua consigliera. La strategia non le è estranea, così come non le è estranea una meticolosa analisi dell'avversario, fintanto che risulta possibile e vantaggio dedicarvisi. Preferisce la forza bruta ma non è una stolta, dunque assimila le parole del Servant senza smetter di sorridere, strafottente e ferale. La boria porta lo sconosciuto a parlare, a svelare le carte. Si definisce il Re degli Eroi dunque non è un Cavaliere di Atena: l'oro dell'armatura è probabilmente tutto ciò che ha in comune con le sue nemesi. E aggiunge, indicandola con un dito, che l'oscurità non la celerà ai suoi occhi. Possiede qualche abilità legata alla vista? O, più semplicemente, è un Archer? Se così fose, la sfida si rivelerà interesante: saranno più rapide le sue frecce o la sua folle corsa alla ricerca dell'ingaggio? Snuda i denti Violate, trattenendo a stento una risata sguaiata e poco femminile; più un sogghigno, il suo, che un vero e proprio sorriso. "Non sei il mio Re" replica sprezzante, ancora immobile ma pronta a scattare. Violate non ha né padroni né Re, non risponde a quel tipo di gerarchia. E no, non è un'eroe, sebbene quella sia la definizione data a tutte le anime che il Graal conduce sulla terra. "E il mio rispetto, te lo devi GUADAGNARE!" Scandisce l'ultima parola, alzando il volume della voce. Superflua qualunque replica ad una sua eventuale morte. Scatta, Rider, in avanti, ma non direttamente verso l'avversario: scarta sulla destra, compiendo un semicerchio di parecchi metri di raggio, allargando la traiettoria per avvicinarsi all'avversario sul suo fianco sinistro, dopo averlo studiato. Più saggio sarebbe attendere una mossa altrui, ma Violate preferisce agire: si muove ad una velocità nettamente inferiore a quella della sua classe, ma non per una qualche forma di impedimento. Semplicemente, per celare ancora qualche istante la sua appartenenza alla classe più veloce. Scatterà al massimo della velocità consentita nel momento in cui l'avversario farà la sua mossa.
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    È interessato, Gilgameš, dal suo avversario. Non sa ancora niente di lei -non ha nemmeno identificato la sua classe di appartenenza e non ha idea di quali siano le armi con le quali proverà a fronteggiarlo-, ma l’aspetto dell’avversario e il suo modo di porsi lo incuriosiscono. Gilgameš non ha mai creduto che l’aspetto non fosse importante. Il Re degli Eroi è convinto che il modo in cui una persona si pone dica molto sulla persona stessa e ecco perché lui, vanesio e arrogante e borioso e superbo pone sempre molta attenzione al suo modo di porsi nei riguardi del prossimo. Ogni suo gesto e ogni suo sguardo lasciano presagire ciò che dirà e lasciano intendere che genere di persona sia Gilgameš sovrano di Uruk. È impossibile travisare il suo animo e la sua essenza e basta un solo sguardo all’armatura scintillante e al sogghigno ferino che gli tende le labbra per capire che Gilgameš non è una persona modesta, né umile. Gilgameš dà sfoggio di sé e con nessuna discrezione si mette in mostra e si palesa come una personalità indimenticabile. Allo stesso modo, il suo avversario gli dà l’idea di non essere né modesto e né incapace. Molti sono coloro che indossano un’armatura senza alcuna ragione, ma il modo con il quale la donna veste l’armamento lasciano intendere che sia una combattente. Il Re di Babilonia la osserva con sguardo diretto e col piglio sicuro di chi sa che uscirà trionfatore anche da questo scontro. Non la prende con leggerezza, ma allo stesso tempo non ne è nemmeno impensierito. Non appena la donna sferrerà il suo primo attacco, Gilgameš stillerà immantinente un piano d’azione. Solitamente il Re degli Eroi si fa trovare pronto e con già una strategia in mente -è solito studiare il suo avversario prima di attaccarlo-, ma non gli mancano doti da improvvisatore. Ha combattuto innumerevoli battaglie e non a caso è il sovrano di tutti gli Eroi, l’Eroe sugli Eroi stessi, dunque perfettamente in grado di destreggiarsi tra imprevisti e avversari improvvisi.
    -Non sei il mio Re- gli dice la donna e Gilgameš inarca un sopracciglio, scettico. Scoppio di rabbia che la induce a prendere le distanze dall’avversario o sta ripudiando la sua natura eroica? In quest’ultimo caso, il sovrano di Babilonia ha innanzi a sé non uno spirito eroico, ma una creatura di diversa natura? Qualcuno che è ugualmente entrato nella storia pur non avendo compiuto nobili azioni? Che il Graal, nonostante chiamasse i suoi paladini Anime Eroiche, scegliesse anche creature che di eroico non avevano nulla non è una novità. Non si tratta di una constatazione dettata dalla supponenza di Gilgameš: egli sa che hanno concorso alla conquista del magico oggetto creature che hanno compiuto le azioni più efferate quando erano in vita. Ne è disgustato e se la sua avversaria corrisponde a questo gruppo di persone, proverà ancora maggiore divertimento nell’annientarla e schiacciarla come fosse uno scarafaggio nauseabondo. In fin dei conti, la sua armatura ha già lo stesso colore dell’esoscheletro di uno scarafaggio. Gilgameš deve solo allungare una gamba e calare il suo piede d’oro su di lei.
    -No?- domanda. Troppo incuriosito e troppo ridondante per tacere e dare inizio allo scontro. Gilgameš deve parlare e deve prendersi la scena e deve rivestire il ruolo del protagonista sul palco sempre e comunque, anche quando non ci sono reali spettatori oltre ai due attori coinvolti. -Dunque ripudi la natura di eroe? Così Mi incuriosisci, ma suppongo non Mi rivelerai mai la tua identità- commenta quasi tra sé e sé, come se stesse seguendo un suo personale pensiero.
    Ride, poi, Gilgameš. Ride sguaiatamente assottigliando gli occhi e recidendo il contatto visivo con lei. Non gli interessa di guardarla, non quando sa che ha gli altri sensi pronti a cogliere ogni minimo segnale di pericolo. -Il tuo rispetto?- ripete sgranando ora gli occhi nell’accesso di riso -Cosa me ne faccio del tuo rispetto?-
    Torna a braccia incrociate mentre l’avversaria scatta e si lancia in una folle corsa. Non verso di lui e gli occhi di Gilgameš la seguono mentre il suo corpo resta immobile. Sei lenta ragiona Perché ti rallenta l’armatura o sei proprio tu a essere così fiacca?
    Aspetta, Gilgameš, aspetta perché sa che qualcosa accadrà e che l’avversaria sferrerà il suo attacco. Sotto l’armatura dorata i muscoli del sovrano di Uruk sono tesi e pronti alla reazione. L’energia mistica pronta e vibrante sottopelle. Gate of Babylon in procinto di aprire i suoi portali per annientare una volta e per tutte quell’insetto sfacciato.
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    Perdonaci, ho pensato a lungo a cosa potrebbe fare Gil e sono giunta alla conclusione che la aspetterebbe al varco e qualsiasi altra azione non sarebbe molto IC ç.ç Mi rendo conto di averti dato pochi spunti, mi farò perdonare al prossimo turno, promesso ç.ç
     
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    Le Classi dei Cavalieri sono insidiose e Violate lo sa bene. Ognuna delle tre è letale a suo modo e lei parte da uno svantaggio non indifferente: non ha armi di alcun tipo con cui poter contrastare le loro. A diferenza di altri Rider, che oltre alle loro cavalcature possiedono anche delle armi da offesa, lei ne è sprovvista. Più simile ad un Berserker, lei deve far affidamento sulla forza bruta e ingaggiare un avversario in grado di farti a fette da una distanza ravicinata non è cosa da poco. Una volta raggiunto, a distanza d'ingaggio, Violate potrebbe ribaltare la stuazione; ma arrivare a quella distanza, è tutto un altro discorso. Paradossalmente, pur essendo meno forte di un Berserker, in uno scontro contro una simile bestia, la donna avrebbe vita più facile. Un berserker è forza bruta senza strategia, il che porterebbe lei a scivolare in una posizione di vantaggio, sopperendo a quella lieve differenza di forza con agilità e intelletto. Quella sera però, non è così fortunata e le si prospetta davanti agli occhi uno scontro complesso, insidioso. Da una pate, la donna ne è inebriata: uno scontro semplice non le darebbe il lustro che merita, non sarebbe in grado di soddisfare la sua sete di sangue. Perchè Violate è così, una bestia assetata di sangue nemico. Non conosce nient'altro che il campo di battaglia e ciò che lo scontro comporta. Non ha più lividi e cicatrici ma solo tatuaggi sul bel corpo che il Graal le ha dato, ma conosce bene ciò che ogni scontro comporta. Esitare potrebbe essere fatale tanto quanto gettarsi a capofitto nella mischia. C'è un sottile equilibrio da mantenere e per raggiungerlo bisogna soppesare ogni azione in un lasso di tempo brevissimo. La guerra è un'arte che tinge il mondo di rosso e non tutti sono realmente portati per essa. Ogni scontro è differente, un mondo a sé stante, che nulla ha a che vedere con i precedenti; un nuovo quadro, una tela immacolata da dipingere con nuovi motivi e colori. Quello che sta per avere luogo è solo il primo di tanti quadri che la donna intende realizzare, chiaramente intenzionata a raggiungere l'apice. La vetta di quella montagna sarà sua; una montagna fatta dei cadaveri dei suoi nemici che si ridurranno in polvere, dissolvendosi nell'aria. Torneranno al Graal mentre lei afferrerà la coppa per abbeverarsi con essa. Non vi è ragione alcuna, per lei, per rispondere alle domande del suo avversario: le ragioni per cui non lo considera il suo Re sono molteplici, quella da lui suggerita, è solo una delle tante. Eroe, del resto, è solo una parola, una definizione impropria che la coppa affibbia a coloro che hanno conti in sospeso e tornano alla vita per risolverli. Fantasmi o anime disperse: potrebbero anche chiamarsi così, invece la coppa ha scelto per loro un termine altisonante e pomposo. O forse lo hanno scelto gli uomini, tale epiteto, per dare una connotazione divina a quello che, in realtà, non è nient'altro che un brutale massacro. Un modo per giustificare gesta efferate. Lei, invece, non sente la necessità di giustificarsi, non vede per quale ragione dovrebbe rinengare la sua natura o cercare di nascondere le sue azioni dietro una patina color dell'oro: lei è una bestia e non se ne è mai vergognata. La Stella della Solitudine Celeste non resta con le mani in mano: ha parlato sin troppo e vuole capire chi ha davanti, chi è quell'individuo tronfio e pomposo che le sbarra la strada e dato che lui non ha agito, ecco che lo fa lei. Si muove ben al di sotto delle sue capacità, lasciand che l'inganno delle ombre tessa la sua ragnatela: non vuole svelare tutte le sue carte, non subito almeno. Sa che essere la prima ad agire la espone ad un eventuale contrattacco, che potrebbe arrivare quando meno se lo aspetta. Coloro che vengono chiamati a combattere non sono mai degli sprovveduti, dunque la donna sa che, con ogni probabilità, non appena scoprirà un fianco per attaccare, l'avversario farà la sua mossa: se si limiterà a tentare di difendersi o se procederà con un contrattacco è qualcosa che Violate non può prevedere. Ed ecco che finalmente abbandona quella traiettoria circolare per puntare verso il centro di quel cerchio ideale, costituito propio dal guerriero in armatura. Una corsa lenta fiacca, mentre china la testa per darsi un ulteriore slancio; eppure, ancora non aumenta la sua velocità. A guardarla da fuori, pare un tono pronto a caricare l'avversario. Questa è, in fondo, la sua intenzione: raggiungerlo non per sferrare un attacco - un pugno o un calcio, una volta caricati, offrirebbero uno spiraglio che Violate non è ancora disposta ad offrire: non finchè non saprà contro quale classe sta combattendo - ma per placcarlo, come farebbe un giocatore di rugby e buttarlo a terra. Solo allora, se riuscirà a raggiungerlo, andrà a colpirlo con i suoi pugni. Dubita, in ogni caso, che quell'azione andrà a segno: i Servant possono far apparire le loro armi dal nulla, presto o tardi anche il cavaliere dovrà farlo; oppure dovrà contrastarla in uno scontro diretto, corpo a corpo. "Coraggio" pensa, rmai prossima all'impatto "TIRA FUORI LA TUA ARMA!" grida, ma solo nella sua testa: ciò che esce dalle sue labbra è l'urlo sguaiato, onomatopeico, che, se fosse un animale, sarebbe probabilmente il barrito di un grosso elefante. Il behemoth di cui porta le effigi.
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    Tranquilla, ha perfettamente senso u.u E gli spunti comunque non mancavano. *-*
    Spero si capisca quello che vuole fare Violate e di averti dato un pò di margine d'azione.
     
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    Gilgameš si prepara alla battaglia. Ne ha affrontate innumerevoli nel corso della sua esistenza. Quando era in vita le sue gesta hanno ispirato i bambini e li hanno fatti sognare. Poi è diventato leggenda e le sue azioni sono state considerate ingigantite dalle penne dei bardi. Fastidioso, terribilmente fastidioso vedere i propri meriti sminuiti a causa della loro incredibile grandezza. Gilgameš non è una storia e non è frutto dell’immaginazione di una mente fantasiosa. Ha trionfato grazie alle proprie capacità e senza alcun intervento divino. È sempre stato solo, in fronte al nemico. È sempre stato lui il protagonista. Ne ha combattute, di battaglie.
    Ognuna diversa per tipologia e impegno, ma non per esito: Gilgameš ha sempre trionfato. Non si reputa un guerriero e non elogia la guerra e né la insegue come un folle amante, ma non la rifugge. È un Re che combatte in prima linea e che difficilmente si ferma nelle retrovie. Gilgameš osserva e studia e sceglie il momento migliore per sferrare il proprio attacco. Questa volta, però, non ha potuto osservare il nemico e scegliere il momento più opportuno per sferrare il suo attacco. Si è trovato subito dentro lo scontro e deve agire di conseguenza. Tutt’altro che impensierito da questa svolta che non si accompagna alle sue abitudini, Gilgameš cerca di apprendere il più possibile dal poco tempo che ha a disposizione prima che lo scontro abbia effettivamente inizio. In poco tempo i suoi occhi corallini studiano la figura dell’avversario, alla ricerca di un punto debole. Qualcosa che potesse frenare l’avanzata inesorabile dell’altra. Il volto del Re degli Eroi non tradisce alcuna sensazione. I suoi lineamenti paiono persino annoiati. Non è certo uno scontro degno di Gilgameš, quello che sta combattendo, tutt’altro! Non vi è costruzione, non vi è pathos. Tutto ciò che c’è è quella donna che lo ha disconosciuto in qualità di suo sovrano che sta correndo verso di lui come fosse un insulso toro. Se Gilgameš fosse spagnolo, conoscerebbe la corrida e se ne paragonerebbe. Quell’evento, tuttavia, non fa parte del suo retaggio culturale e sebbene sia stato evocato in questo mondo e in questo tempo e abbia con sé alcune conoscenze relative agli usi e i costumi dell’epoca nella quale è stato trascinato, il confronto con la corrida non gli attraversa la mente. Eppure, sarebbe così calzante! La donna, armata di ombre, lo carica come un toro ipnotizzato dal movimento del drappo rosso rappresentato, in questo caso, dall’armatura fulgida e brillante del Sovrano di Uruk. Basterebbe poco, a Gilgameš, per infilzarla. Il sangue freddo non gli manca affatto ed è perfettamente in grado di restare immobile e impassibile, proprio come è perfettamente in grado di evocare dal Gate of Babylon una spada, brandirla sopra la sua testa e calarla contro la donna, nel punto in cui l’armatura si interrompe per consentire al collo di muoversi. Non gli sta offrendo proprio quel punto, nella sua corsa sfrenata? Sarebbe così facile e Gilgameš non dubita della propria velocità. Le porte di Babilonia si spalancano in una frazione di secondo, all’occorrenza, così come impiegano teatrali istanti quando Archer desidera impressionare il proprio avversario.
    Gilgameš, però, non vuole mostrare il Gate of Babylon a quella creatura. Vuole aspettare e vuole capire. Deve prima identificarla e poi, forse, le taglierà la testa. Non con Ea. La Spada Suprema non si scomoda per un collo tanto ignobile e insignificante e Gilgameš potrà tranquillamente recuperare un’arma dall’ambiente circostante. Sarebbe divertente utilizzare, per punirla, l’arma stessa della donna. Basta quel pensiero per cambiare espressione sul volto del Re di Babilonia e spingere un sogghigno pericoloso a tirargli le labbra.
    Ciò che sembra, a un occhio esterno, è che la donna desideri uno scontro puramente fisico. Non impugna alcuna arma e pare voglia semplicemente scontrarsi contro di lui. Gilgameš, però, non ha alcuna intenzione di risultare prevedibile e allarga il suo sogghigno. Avanti, vieni la esorta. Non ha paura di lei, né dell’impatto che sicuramente seguirà. Da come si comporta, la donna sembra essere una Berserker. Agisce come tale basando il suo scontro sulla forza bruta. Uno stile che Gilgameš non condivide, ma non si tirerà indietro. Che sappia con chi ha a che fare e che lo sappia giocando al suo stesso gioco. Il Re di tutti gli Eroi le dimostrerà che anche in quel campo è il migliore. Rimane immobile, braccia incrociate al petto coperto da un’armatura luccicante. Avverte l’energia mistica di Babilonia attraversargli i muscoli, ma la reprime. Niente armi, solo la forza delle braccia. Si chiede, in una frazione di secondo, se in vita avrebbe adottato la medesima strategia. Sì, con ogni probabilità, ben consapevole che non si sarebbe rivelata vincente come ora. I suoi polmoni indeboliti dalla malattia avrebbero costituito un pericoloso deterrente. Ora, invece, per quanto Gilgameš seguiti a tossire e a manifestare gli effetti della tisi, non lo si può considerare malato a tutti gli effetti.
    La aspetta, immobile come un animale che stia cacciando la preda, invertendo l’ordine naturale dei ruoli. Il braccato, l’inseguito, dovrebbe essere vittima, non carnefice. Gilgameš, però, ama sovvertire l’ordine delle cose. L’urlo dell’avversario gli ferisce le orecchie e spinge le sue sopracciglia a disegnare due archi perfetti. Quale ignobile volgarità. Non si lascia distrarre né impressionare dall’urlo disumano. È una strategia adottata da molti animali, quella di mostrarsi più grossi per instillare paura delle proprie prede. È un gioco che non funziona con il Sanguepuro.
    Attende. Attende ancora. Poi, quando la donna è a un soffio da lui e quando riesce a sentirle l’alito e quando le mani di lei lo sfiorano per placcarlo, disegnando una mossa vista allo sfinimento nelle partite di football americano, Gilgameš reagisce. Scioglie l’intreccio delle sue braccia e le porta sotto le ascelle della donna1. L’incontro tra le due armature produce un tintinnio acuto e genera diverse scintille. Incrocia le mani sotto il busto di lei. Gli riesce, nonostante l’ingombro dell’armatura, per il fisico esile della donna, a differenza del suo molto più massiccio. Si muove rapido perché sa che deve fare della velocità la sua arma di forza. Se davvero lei è una Berserker -deve capire come sia possibile che gli parli, ma questo è un altro discorso e Gilgameš conosce ancora poco dei misteri del Graal- non può sperare di intentare uno scontro basato sulla mera forza fisica e di protrarlo a lungo nel tempo. Ora deve darle una dimostrazione e farle capire che anche in uno scontro fisico è comunque lui a primeggiare, pur consapevole che, se la donna si mostra davvero abile e degna di lui, il risultato non sarà così scontato.
    Se riuscirà a essere sufficientemente veloce, spingerà la testa di lei tra le sue gambe, facendo leva sulle ginocchia la solleverà in aria e, infine, la precipiterà al suolo. Nessun’arma sfoderata, com’ella desidera.
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    1 Tutto molto più veloce, ma mi aiuto con un dispositivo visivo per spiegare meglio la dinamica lol
     
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    Con quell'urlo, Violate non vuole impressionare nessuno: semplicemente, è l'unico modo che conosce per lasciar esplodere la furia. La potenza del colpo inferto, non le basta mai. C'è troppa energia, troppa sete di sangue, dentro la donna, affinchè la morte del nemico possa dirsi sufficiente. Non è mai abbastanza. E' una fame assoluta e violenta, impossibile da placare. Tutte le vite del mondo non basterebbero e lei lo sa da tempo. Ha bisogno di tirare fuori tutto, anche la sua anima nera, senza risparmiarsi. Né ora né mai. E se dovesse cadere si rialzerà. Non teme la morte, solo di essere dimenticata nella polvere. Tornare ad essere un nessuno tra i tanti, un'ombra tra le ombre nel profondo tartaro, nella schiere di Hades, quello la ucciderebbe davvero. Il resto è quotidianità, una routine che appartiene ad un passato lontanissimo, reso attuale da quel ritorno alla vita. Del passato ha un ricordo vivo e nitido, cristallino, di conseguenza ricorda anche alla perfezione il moccioso che l'ha sconfitta. Regulus del Leone, quindicenne imberbe, sfrontato nella sua armatura scintillante. Un bambino che giocava a fare l'eroe, un bambino con la capacità di osservare l'avversario e mimare i colpi suoi e dei compagni. L'aveva sconfitta grazie alla scintillante luce dei guerrieri di Atena, privandola del suo controllo sulle ombre fatte di anime dei morti. Forse era per quello che nella sua nuova vita, di quel potere lei porta appresso soltanto il nero colore della sua armatura. Lei è figlia di quell'oscurità marcia e dei maismi infernali ma su quel viso pulito non vi è traccia di tutto ciò: i Graal ha ordito un inganno. Nessuna cicatrice né il corpo mascolino di cui era provvista in vita: tatuaggi e un corpo nervoso, quello che aveva accompagnato la Violate bambina, portata più per la corsa che non per le prove di forza. La donna e l'animo spettrale servo di Hades avevano sempre vissuto in un connubio perfetto da quando la stella della solitudine celeste si era illuminata nel firmamento. E sono unite anche nel presente, seppur in maniera differente, al cospetto di quel Servant che tanto ricorda i Saint di Atena. E forse è per quello che nonostante lei si stia avvicinando, non sfodera alcuna arma: forse non è come Sisifo del Sagittario, con il suo arco e le frecce benedette. Forse è proprio come il Cavaliere del Toro, armato di nient'altro chela sua stoica pazienza e un'indomabile forza. Ma il Toro è caduto e quel guerriero cadrà. Arma o meno, Violate non intende perdere. Vuole che il sangue lordi tanto l'armatura quanto il terreno, quindi continua ad avanzare, imperterrita: non desidera un unico colpo fatale. Potrebbe tentare di infliggerlo, ma la magia dello scontro andrebbe persa. Quella tattica è utile contro i guerrieri più inesperti, contro i Servant più deboli: l'avversario che ha davanti è avvolto da un'energia vibrante, troppo forte perchè possa passare inosservata. Magari quello sarà uno scontro interessante, degno di nota. Per scoprire la verità, deve attendere che un colpo venga sferrato e se lui non intende fare la prima mossa bhe: il Behemoth non vuole certo farsi desiderare. Si lancia, nella sua incoscienza e spacconeria, come un toro alla carica: poco importa del rischio, se lo ha calcolato male si riorganizzerà.
    L'impatto avviene, con grande disappunto di Violate: nessun'arma sfoderata, nessun attacco, solo pura e semplice resistenza fisica. Eppure, non cede alla frustrazione o al fastidio: se il guerriero scintillante vuole giocare sul piano fisico, così sia. Lei parte avantaggiata e non ha intenzione di risparmiarsi in tal senso. Non è lì per giocare al gatto e al topo, ma per abbattere i nemici uno dopo l'altro, come se lei fosse il gigante davanti ad una montagna da calpestare e trasformare in una pianura. Sente la presa delle mani altrui e, per questo, accellera. Non ancora alla massima potenza, ovviamente, ma abbastanza da lasciar intendere che no, l'armatura non è un impedimento e che il corpo nervoso racchiuso in quel metallo scuro come catrame è capace di correre come il vento, se lo desidera. Perchè questo fanno i Rider: scattano. E, in questo caso, non scatta nel tentativo di sfuggire alla presa: vuole portare il Servant avversario con sé, spingerlo sul terreno gelato in modo che i suoi piedi non abbiano un appiglio saldo, fregandosene dei solchi che i piedi altrui lasceranno a terra. La aiuta la forza bruta, seconda soloa quella dei berserker, la sua unica arma in quella contesa, se si esclude la sua arma nobile. E dopo una manciata di istanti, ecco che alza di scatto la testa, con altrettanta forza e violenza. L'intento è quello di liberarsi dalla posizione di stallo, costringendo l'avversario a lasciare la presa. Forse il colpo si limiterà a sbilanciare il Servant sollevandolo di peso da terra - come lui stesso ha tentato di fare dopo averla cinta in quell'abbraccio - oppure, se la presa altrui si sarà fatta meno salda, il colpo arriverà direttamente a colpirlo sotto il mento, con una potenza inaudita. Con altrettanta probabilità l'elmo di Violate volerà via assieme al colpo, ma non le importa di scoprire la sua chioma: non ha più i lunghi capelli che possedeva in vita dunque non le saranno di alcun impedimento nello scontro. Se poi l'avversario vorrà usarli per strattonarla, lo accetterà: non avrà problemi a perderli o a farsi strappare il cuoio capelluto assieme ad essi per sfuggire ad una presa. In quello, non è dissimile dai Berserker: porta avanti lo scontro senza sosta, con violenza, senza risparmiarsi mai. Presto o tardi, a meno che non sia dotato di un'abilità come la sua, anche il suo avversario dovrà scoprire le sue carte: altrimenti si ritroverà adincassare sempre più colpi, poichè Rider non ha intenzione di andarci leggera.
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    Spero che la scena si capisca (Ilaria e la capacità descrittiva XD) ma in caso contrario basta un fischio.
     
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8 replies since 5/2/2020, 15:55   235 views
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